Pitchtorch – 27 maggio 2023 (foto di Damiano Xodo)
Soundcheck, birrino, ancora soundcheck, una cena a parlare delle cose più varie tra presente e passato, le scatole del whisky che cadono dalla credenza per il volume dell’ampli che si aggira tra quello di un Boeing in decollo e l’asfaltatrice di società autostrade. Locale attento, la scaletta viaggia facilissima, suonare è facile come mettersi sul divano a leggere sotto la copertina in una serata di dicembre. I brani volano, il pubblico apprezza. I dischi si spandono per il Veneto. E conosciamo Andrea Garbo, che dice che conosce uno bravo ma bravo ma solo perchè gli vuole soffiare la sua pedal steel comprata in Inghilterra. Ad un certo punto spunta pure Caterino Washboard che anche lui era a suonare e scusa non potevo passare prima che stavo sul palco. E poi chiacchiere su Parker e Coltrane al bancone, con Marco (perdonami non mi ricordo il cognome) che parla dell’assolo di Confirmation scandendoci tutti le note, mentre Francesco il fonico si segna tutti i libri e i dischi che vengono citati. E Danilo che parla di Benny Golson con un non meglio identificato signore sulla sessantina che non voleva mollare le sue idee, e il maestro Gallo pazientemente lo portava alla ragione mentre invece i suoi pensieri lo avevano già trasformato in Arbre Magic. E Biagiotti che fumava una paglia dopo l’altra. Arriva il posacenere sul bancone. Si parla di Steve Lehman e di Steve Coleman. E Zorn, e Naked City e Frisell che è un genio. Il resto è storia che solo una tripla d’albergo potrà raccontare. Questo in breve è stato il concerto di sabato.
Grazie a tutti voi e al Cockney London Pub
Mario